I ragazzi del servizio civile si raccontano

I RAGAZZI DEL SERVIZIO CIVILE SI RACCONTANO

Intervista a Giulia e Michele



Il Servizio Civile Nazionale Volontario nasce con l'obiettivo di dare la possibilità ai giovani interessati di dedicare un periodo di 12 mesi della propria vita a se stessi e agli altri; formandosi, acquisendo conoscenze ed esperienze e maturando una propria coscienza civica.

Da qualche tempo, grazie al Sevizio Civile, Giulia Maria Novella Tirendi e Michele Malvuccio ci stanno accompagnando nei nostri progetti. Qui sotto cerchiamo di conoscerli un po’ meglio!



Ragazzi, ci raccontate un po’ di voi?

Giulia: “ho 25 anni, sono nata e vivo a Torino. Al momento sto frequentando il terzo anno di Scienze della Comunicazione, tra poco dovrei finire e laurearmi”.

Michele: “ho 22 anni e vivo a Torino da due, e prima di trasferirmi nel Nord Italia ho vissuto a Catania. Qui faccio il tecnico del suono in uno studio di registrazione”.

Qual è stato il vostro percorso formativo?

G: “Sono diplomata in ragioneria ma dopo qualche anno mi sono accorta che non era la mia strada, così ho deciso continuare gli studi e di iscrivermi all’Università, un percorso per il quale mi sento più portata. Nel frattempo, mi sono data da fare nel trovare qualche lavoretto adatto ad una persona che studia, come il lavoro di cassiera o di commessa. Tuttora ho un contratto nel weekend in un negozio di abbigliamento. Si tratta di un buon punto di partenza”.

M: “Io invece sono perito informatico. Ho studiato in Sicilia all’industriale informatico, dopo la maturità ho provato a frequentare l’Università, Scienze Politiche, ma presto mi sono reso conto che non era ciò per cui ero tagliato. Così, dopo un anno, ho deciso di specializzarmi nella musica, sia da un punto di vista tecnico che artistico, frequentando un corso per tecnici del suono a Settimo. Adesso produco basi, registro musicisti e cantanti”.

In quest’ambito, qual è la vostra aspirazione?

G: “Al momento non ho un’idea chiarissima. Ciò che però spero è di trovare un lavoro nell’ambito per cui ho studiato.A me piace scrivere, quindi il mio obiettivo è cercare qualcosa dove poter sfruttare questa mia capacità, cercando nelle redazioni o in abito pubblicitario”.

M: “Riuscire a vivere con la musica, che purtroppo in Italia viene vista ancora come un percorso parallelo, un hobby. Non a sopravvivere, ma a raggiungere una serenità mentale”.

Per voi che lo state vivendo in prima persona, cos’è il Servizio Civile?

G: “Penso sia un’occasione per dare un contributo, utile a te e a agli altri. Io ho scelto questo percorso perché volevo fare un’esperienza che durasse nel tempo, che mi desse la possibilità di fare uscire le mie capacità e qualità che, nei lavori che ho svolto fino ad adesso, non ho potuto tirare fuori”.

M: “Il Servizio Civile è un’esperienza che ti forma, a prescindere dall’ente o dal progetto. Quest’esperienza aiuta a conoscerti meglio, soprattutto quando ti trovi in un ambiente che ti valorizza per quello che sei e che sai fare”.

Quali compiti vi sono stati assegnati in GiOC?

G e M: “I primi tempi sono stati un po’ una fase di rodaggio: abbiamo conosciuto i membri del direttivo, imparato di più sul movimento attraverso le formazioni interne e organizzato la biblioteca. Successivamente abbiamo fatto degli incontri con le ACLI e l’Engim. Adesso il progetto prevede che facciamo assistenza nelle scuole di formazione professionale, affiancando i professori e portando agli studenti le nostre esperienze di tirocinio con Garanzia Giovani e di studio e lavoro, preparando del materiale a loro utile nella ricerca del lavoro. Invece all’interno del movimento lavoriamo con la commissione rivolta ai CFP, all’estensione e alla commissione comunicazione nazionale”.

Alla luce della vostra esperienza nella GiOC, quale pensate sia un punto di forza del movimento?

G: “L’ambiente, l’approccio del movimento. Fin dall’inizio ho notato come si cerchi di fare uscire le qualità di ciascuno”.

M: “Tanti sono i punti di forza, ma tra i tanti direi il confronto. Qui riesco a confrontarmi con tutti, sei davvero ascoltato”.

E invece un aspetto su cui bisogna ancora lavorare?

M: “Un punto su cui il movimento mi sembra ancora debole penso che sia la comunicazione. Adesso si è rinnovata, ma penso ci siano davvero le potenzialità per far conoscere maggiormente le iniziative e il metodo di lavoro del movimento. Un punto da cui partire potrebbe essere il prendere spunto dalle pagine delle altre GiOC del mondo”.

G: “Penso che si possano sfruttare le tante risorse che ci sono all’interno in modo un po’ più organizzato”.

Per concludere, in questi mesi avete capito che la GiOC…

G: “Ha i giovani come primo obiettivo. Fare in modo che possano trovare la propria strada, non focalizzandosi solo sul percorso di studi, ma facendo capire loro quali sono le loro aspirazioni e i loro talenti, per poterli poi aiutare nel percorso del singolo, senza dei percorsi prestabiliti”.

M: “Lavora tanto sull’aggregazione. Andando verso i giovani che hanno più necessità di essere inseriti o reinseriti in un percorso formativo, accompagnati, supportati. Tutto ciò non solo dal punto di vista “scolastico”, ma attraverso un percorso di fede ed educativo”.

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